Cooperative sociali, apripista di un ecosistema dell'economia civile
L'intuizione della legge 381 del 1991 ha generato frutti significativi, nel Terzo settore, ma anche nel profit. Come dimostra il caso delle benefit corporation
Le cooperative sociali non vivono solo un anniversario. Esse rappresentano un possibile futuro per i giovani. La legge 381 istituiva la cooperazione sociale in modo profetico. Insieme alla legge sul volontariato, si gettavano le basi del Terzo settore e della economia sociale più sviluppata in Europa. Parliamo di 15 mila imprese che danno lavoro a 480 mila persone, di cui 78 mila svantaggiate. È una forma concreta di inclusione sociale e lavorativa per soggetti fragili. 7 milioni di persone, 12% degli italiani, ricevono servizi sociosanitari, educativi, di prossimità. Viene agevolata in particolare la conciliazione vita-lavoro di centinaia di migliaia di donne lavoratrici. La comunità di persone al centro della cooperativa risulta essere beneficiaria e protagonista nel territorio. Questa realtà deve essere parte attiva del processo di trasformazione del modello di sviluppo al fine di ridurre disuguaglianze ed esclusione sociale delle persone vulnerabili. Così potranno svilupparsi housing ed agricoltura sociale, recupero e gestione dei beni comuni, coinvolgimento dei giovani nello sviluppo locale.
Le cooperative di comunità sono i nuovi capitali delle comunità che si manifestano quando i bisogni si fanno impresa. Parliamo di circa 200 cooperative che crescono trasformando la marginalità in punto di forza e valorizzazione delle risorse territoriali. Sono cooperative costituite da cittadini in zone di spopolamento per rispondere a bisogni essenziali. Si occupano di salvaguardia del patrimonio artistico, culturale ed ambientale, di tradizioni locali ed agroalimentare, di turismo sostenibile, gestione di parchi, boschi, energie rinnovabili, beni comuni, beni culturali, manutenzione del territorio, trasporti locali, commercializzazione di prodotti tipici, servizi di welfare socio-sanitario del territorio. Confcooperative sostiene 91 cooperative di cui 67 start up, con un fondo mutualistico delle imprese aderenti. In particolare l'aiuto avviene nella progettazione ed accompagnamento imprenditoriale. Possiamo capire questo piccolo mondo attraverso alcune esperienze. "Ortica" a Vanano, Modena, fa agricoltura sostabile utilizzando la pianta di ortica nel tessile per una moda sostenibile in economia circolare. Si va dalla produzione di ortica ai cosmetici, ai prodotti alimentari. Troviamo " Mesa Noa" a Cagliari in una zona degradata. Si va dalla produzione a Km0 ai servizi alla comunità come l'emporio solidale autogestito dove i soci sono anche lavoratori e clienti. A Sciacca, Agrigento, scopriamo la Cooperativa di comunità " Identità e Bellezza". Gestisce spazi museali della zona, per conto di Curia e Soprintendenza, trasformandoli in laboratori esperienziali come il Museo diffuso dei 5 sensi a cielo aperto. La cooperativa "La volpe ed il mirtillo" di Ormea a Cuneo, offre servizi di recupero dei castagneti, vende prodotti, organizza escursioni. Queste imprese nascono da un bisogno quando bar, ufficio postale, scuola chiudono. Sorge l’esigenza di lavoro e di tutela del territorio attraverso imprese di persone che si autorganizzano con modalità partecipativa e mutualistica, non si appropriano degli utili che lasciano nell'impresa per le generazioni future. Lo scopo è quello di valorizzare la comunità locale a rischio di deperimento. Sostenute da leggi regionali, ora necessitano di una legge nazionale che le assimili alle imprese sociali con attività miste e trasversali.
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